A Bonn fino al 17 novembre è in corso la COP23, ovvero la 23° Conferenza Mondiale sul Clima. L’inizio della conferenza è stata accompagnata da una grande manifestazione della società civile europea che chiede la fine dell’uso del carbone.
La seconda settimana alla COP23 è iniziata con alcuni tavoli negoziali in fermento per le prime conclusioni da raggiungere visto l’avvicinarsi del 2020, data in cui l’Accordo di Parigi vedrà l’inizio della propria fase operativa.
Grazie ad Italian Climate Network, membro della Coalizione Clima che sta documentando e condividendo giornalmente l’andamento della conferenza, sappiamo che ad oggi i Paesi partecipanti stanno dicutendo riguardo il meccanismo di Global Stocktake, ovvero il processo di revisione volto alla valutazione dell’andamento e dell’attuazione dell’Accordo di Parigi.
I paesi sembrano convergere sulla necessità di tenere in considerazione in questo esercizio tutti gli aspetti relativi all’accordo, tra cui adattamento, mitigazione, finanza e trasferimenti tecnologici.
Nei giorni passati la discussione ha riguardato i temi generali riguardanti il Global Stocktake, cercando di definirne il contesto, i principi guida, i temi e i risultati previsti. I membri del G77 and China (gruppo che riunisce i Paesi in via di Sviluppo e la Cina) hanno chiesto, supportati dall’Arab Group, che il principio dell’equità venga tenuto in considerazione in modo più evidente nei principi e nella metodologia del Global Stocktake. In particolare il tema dell’equità è stato dibattuto nella prima settimana di negoziato ed alcuni Paesi ritengono che questo non sia stato adeguatamente recepito nei documenti preparati dai facilitatori del tavolo negoziale. Questa visione è condivisa inoltre dal Brasile, il quale vuole inoltre iniziare a stabilire i passi da intraprendere dopo il 2023 per recepire i risultati di questo primo bilancio.
Un altro elemento preso in considerazione durante i negoziati della COP23 ha riguardato i dati da utilizzare, che dovrebbero provenire esclusivamente da fonti riconosciute dall’UNFCCC, come ad esempio l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).
Interessante la posizione dell’India che ha richiesto una maggior semplicità dei report tecnici risultanti dal Global Stocktake ma che dovrebbero così concentrarsi sul loro ruolo di gestione dei Contributi Nazionali Volontari. I negoziatori dell’Unione Europea sono sembrati soddisfatti dell’approccio adottato dai facilitatori per le consultazioni e ritengono che il processo sia ancora aperto ad idee e proposte prima di entrare in una fase di esclusione e sintesi.
In conclusione, gli interventi delle diverse Parti, durante questa COP23, hanno fatto emergere visioni differenti dell’articolo 14 e del processo che ne deriverà. I Paesi si dividono tra coloro che auspicano un processo principalmente tecnico, anche con l’ausilio di organizzazioni debitamente riconosciute quali l’IPCC, ed altri che vogliono assicurarsi che le Parti siano coinvolte nel processo di approvazione dei risultati. Solo nei prossimi giorni, parallelamente ad una migliore definizione degli altri tavoli negoziali, emergerà un quadro più dettagliato sulla via da intraprendere per l’implementazione di questo articolo sulla prossima Global Stocktake.