Diritti, economia, sicurezza, lavoro, coesione sociale, energia, integrazione. Tutto passa per la lotta al cambiamento climatico. E, in vista della marcia “la nostra Europa” per il sessantesimo anniversario dalla firma dei Trattati di Roma, Coalizione Clima (di cui Giornalisti nell’Erba è parte) lo ha ribadito con l’evento “Zero Carbon – For a European Stand Against Climate Change” (tenuto presso l’ Università La Sapienza, Roma).
Durante il seminario moderato da Giacomo Cossu (Rete della Conoscenza) sono stati diversi gli interventi, tra cui quelli di Ernest Urtasung (Verdi Europei), Sebastian Mang (EU Climate Change and Energy Policy Advisor), Gianni Silvestrini (Direttore scientifico Kyoto Club) e Mauro Albrizio (responsabile ufficio Bruxelles di Legambiente), che hanno alimentato il dibattito sul futuro delle politiche climatiche italiane ed europee.
Per quanto riguarda il discorso nazionale, resta forte l’attesa per la nuova SEN (Strategia Energetica Nazionale) che dovrebbe essere presentata (ma si parla di una semplice bozza) per il G7 Energia di Roma del prossimo 9-10 aprile. Ma più che una SEN, quello che ci vorrebbe è una Strategia Energetica e Climatica in grado di far ripartire la transizione energetica italiana, al palo negli ultimi anni, con misure nei settori chiave dell’energia: dall’industria alle infrastrutture, dall’agricoltura ai trasporti, dai centri urbani alla gestione sostenibile del territorio e del patrimonio forestale.
L’Italia deve costruire un sistema economico tale da consentire una riduzione delle emissioni gas serra tra l’80% e il 95% entro il 2050 (rispetto ai livelli del 1990). Questo può essere fatto soltanto con il forte sostegno alle fonti rinnovabili che già intorno alla metà del secolo devono riuscire a soddisfare l’intera domanda di energia.
Di fianco alla SEN, ciò preoccupa è soprattutto la mancanza di visione che traspare dalle decisioni nazionali. Come sarà l’Italia tra 20-30 anni? Difficile dirlo in questo momento. A differenza dei suoi “competitor”, il nostro Paese è privo di politiche di sviluppo al passo coi tempi. È come se non avessimo compreso la rivoluzione industriale, energetica ma anche culturale e sociale che è in atto nel resto del mondo. Ne è un chiaro esempio il mercato dell’auto elettrica.
L’Italia è il Paese con la più alta densità di auto in Europa: circa 37 milioni con un rapporto di 61 ogni 100 abitanti. Nel 2016 nel mondo sono state vendute 800mila auto elettriche (+40% rispetto al 2015), ma in Italia sono appena 2500 le vetture vendute, lo 0,1% del totale, dato che ci assegna il triste primato di fanalino di coda europeo. E questo nonostante la procedura d’infrazione che ci vede coinvolti per aver sforato i limiti consentiti di biossido di azoto. A livello comunitario è il nord a trainare la transizione, soprattutto l’Olanda: 1 veicolo elettrico su 4 è venduto lì. Bene anche la Norvegia che registra un +18% nelle vendite e Francia, Germania e Regno Unito con un +12%. Male, come detto, l’Italia con il suo misero +1%.
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